Le tartarughe del ghetto

 

A piazza Mattei, alle porte del quartiere ebraico sorge la fontana delle Tartarughe, una fontana al centro di intrallazzi, corruzione e furti. La sua storia ebbe inizio nel 1570, quando la Congregazione delle Fonti divulgò l’elenco delle nuove 18 fontane alimentate dall’ acquedotto dell’Acqua Vergine e progettate dall’architetto Giacomo della Porta: piazza Mattei non era inclusa. Ma il 28 giugno 1581 un documento redatto dai “Diputati sopra le fontane” (più o meno simili ai nostri assessori) dava comunicazione della costruzione di una fontana nella piazza Mattei ad opera di Taddeo Landini. Questa decisione si spiega sia con la deviazione delle condutture dell’Acqua Vergine fino alla “piazza delli Matthei” grazie alla pressione del nobile Muzio Mattei sulle autorità capitoline, il quale offrì anche di pavimentare a sue spese la piazzetta esistente davanti ai suoi palazzi e di assicurarne la vigilanza e la pulizia. Molto probabilmente ci dovette essere un intervento finanziario diretto dello stesso Mattei se la fontana risultò di una foggia più ricca e con una maggiore prevalenza scultorea nei confronti delle altre fontane del Della Porta, molto più semplici e spartane.
La fontana delle Tartarughe fu costruita tra il 1581 ed il 1584. Una leggenda popolare narra che il duca Mattei per stupire il futuro suocero (che non voleva concedergli la figlia in moglie), facesse realizzare in una sola notte la fontana. Il giorno successivo fece affacciare la promessa sposa con il padre alla finestra per ammirare l’opera. Quindi, perché nessun altro potesse più godere dello stesso spettacolo, il giovane duca fece murare la finestra, che è ancora possibile vedere. Come sempre, ogni leggenda ha i suoi punti deboli:
oltre all’improbabile celerità della realizzazione, il palazzo fu costruito solo nel 1616. Il nome della fontana deriva dalla presenza di tartarughe bronzee sospinte da efebi verso il bordo del catino, nel quale si raccoglie l’acqua dello zampillo che ricade poi nella vasca sottostante, realizzata nel 1658 da Gianlorenzo Bernini, durante i lavori di restauro voluti da papa Alessandro VII.
Le tartarughe hanno avuto, nei secoli, un carattere piuttosto “errante”
nonostante la proverbiale lentezza, poiché varie volte sono scomparse dalla loro sede ma, fortunatamente, sempre ritrovate: nel 1906, nel 1944, quando toccò ad uno “stracciarolo” ritrovarle e consegnarle in Comune, e nel 1981.
Quelle che ammiriamo oggi sono soltanto copie: le originali sono conservate nei Musei Capitolini.

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